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La disfagia negli adulti

Mangiare è la cosa più normale del mondo, ma non per tutti è così facile come pensiamo. Alcune persone soffrono di disfagia.

 

Cos’è la disfagia?

 

E’ la difficoltà o l’impossibilità di deglutire i cibi. Per scendere

nello stomaco, il cibo incrocia la via respiratoria (nell'immagine

la strada che compie il cibo è quella rosa, mentre quella dell'aria

è azzurra) e per evitare che il cibo vada nei polmoni, durante la

deglutizione avviene la protezione delle vie aeree.

Nelle persone disfagiche il cibo non va solo nell’esofago, per poi

andare nello stomaco, ma anche nelle vie aeree.

 

Vi sono varie patologie che provocano difficoltà nella deglutizione,

sia negli adulti. Oggi elencherò solo alcune di

quelle degli adulti: ictus cerebrali, patologie neurodegenerative

(SLA, Parkinson, Sclerosi Multipla…), traumi cranici, tumori che

interessano gli organi della deglutizione (lingua, bocca, faringe,

laringe…)…

 

Esiste anche la presbifagia, ovvero la disfagia negli anziani. Tra gli anziani infatti la disfagia è frequente perché con l’invecchiamento tutti i muscoli non hanno più molta forza, inoltre in questa età sono diffuse patologie come ictus cerebrale o malattie degenerative. Basti sapere che nelle case di riposo la percentuale di anziani disfagici è più del 50 %.

 

Come riconoscere la disfagia?

 

Una persona disfagica si riconosce perché quando mangia tossisce e impiega più tempo per mangiare rispetto agli altri. Inoltre le persone disfagiche sono malnutrite e disidratate.

 

Quali sono le conseguenze della disfagia?

 

Malnutrizione e disidratazione, frequenti polmoniti, scarse difese immunitarie. Se ad essere colpiti da queste conseguenze sono persone fragili come gli anziani (solitamente soffrono di più patologie insieme), le conseguenze sulla salute sono molto serie.

 

Cosa fare in caso di disfagia?

 

Con una valutazione logopedica è possibile valutare il grado di disfagia e scegliere poi tutti gli adattamenti degli alimenti da somministrare alla persona. E’ possibile anche eseguire un trattamento riabilitativo specifico per migliorare le abilità di deglutizione.

 

Consigli pratici:

 

- Alimenti difficili da deglutire per i disfagici sono: la pastina in brodo o minestrine di verdure (solido e liquido insieme è difficile da gestire), in alcuni casi l’acqua, cibi friabili (cracker, grissini), frutta secca, cibi duri (carne molto cotta).

- Durante il pasto avere una postura corretta: seduti; la testa deve essere allineata con le spalle e con il tronco; i piedi, le braccia ed il bacino ben appoggiati.

- Evitare distrazioni durante il pasto, mangiare con calma, tenere controllate nutrizione ed idratazione.

TEMI DELLE SETTIMANE SCORSE

Cos'è il reflusso gastro-esofageo (RGE)?

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Il cibo che mangiamo viene trasformato nello stomaco per

essere poi assorbito dall’intestino. Lo stomaco è un ambiente

acido ed è collegato con la faringe e la bocca attraverso

l’esofago. Ci sono delle valvole (sfinteri) che tengono chiuso

nello stomaco il suo contenuto acido.

 

Il RGE è presente quando vi è passaggio di materiale gastrico

dallo stomaco all'esofago. Se questo non dà sintomi o fastidi

è considerato normale, in alcuni casi succede a tutti.

Diventa una malattia quando il materiale gastrico (che è acido)

risale fino alla faringe e provoca sintomi e fastidio.

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I sintomi del RGE possono essere: dolore allo stomaco,bruxismo, tosse secca, bruciore, senso di soffocamento e problemi respiratori, acidità, aerofagia, stitichezza e disturbi alimentari.

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A livello comportamentale nei bambini con RGE si possono verificare queste situazioni: il bambino è irritabile, dorme male, piange durante il pasto, c’è una maggiore durata del pasto, ha selettività riguardo agli alimenti (solitamente evita cose che possono dare acidità e gli alimenti solidi), poco interesse verso il cibo, scarsa entrata nutrizionale e accrescimento.

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Il RGE causa quindi un’ipersensibilità a consistenze nuove del cibo, il rifiuto di cibi solidi (i cibi liquidi sono più facili da deglutire e provocano meno fastidi) e quindi il ritardo dell’acquisizione della masticazione. La masticazione infatti è appresa verso i 12 mesi, e avviene solo se il bambino è esposto a cibi solidi.

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E' importante sottolineare che se un bambino presenta una malattia da RGE che non è stata curata, non va forzato con il cibo, altrimenti penserà al momento del pasto sempre come un disagio e potrebbe avere quindi inappetenza e problemi di crescita.

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Cosa fare?

​

Chiedi un consiglio al tuo pediatra se pensi che il tuo bimbo possa avere il RGE.

Dopo averlo curato e aver quindi eliminato i sintomi è possibile fare una rieducazione logopedica di tipo alimentare per eliminare i disturbi e la selettività riguardo al cibo.

Ricorda che per imparare a masticare il bambino deve provare a mangiare alimenti solidi.

Reflusso gastrico nei bambini e disturbi di alimentazione

Già nella pancia della mamma il bambino inizia lo sviluppo del linguaggio.

Scopriamo insieme come!

 

L'ambiente del grembo materno

 

Il grembo materno è un luogo “dei sensi”: il piccolo è avvolto dall'utero della mamma, sente la sua voce e i suoni dell’ambiente, vede la luce filtrata dalla pancia, è dondolato e cullato nel liquido amniotico. 

 

Sviluppo dei sistemi sensoriali

 

Lo sviluppo dei sensi avviene in una sequenza specifica nel corso della vita fetale. L’ordine di sviluppo dei vari sistemi sensoriali è biologicamente programmato ed è fatto in modo che ogni singolo sistema sensoriale abbia un periodo specifico ed intenso di sviluppo.

 

Sensibilità tattile: dalle 7 settimane di gestazione,

 

sensibilità olfattiva e gustativa: dalle 21 settimane,

 

udito: dalle 24 settimane,

 

vista: dalle 30 settimane.

 

Sviluppo del linguaggio e la voce materna

 

L’organo dell’udito completa il suo sviluppo a 24 settimane di Età Gestazionale (6° mese di gravidanza). È stato dimostrato che a partire da questo periodo il feto è in grado di rispondere a stimolazioni sonore attraverso movimenti.

Nell’ultimo trimestre della gestazione il bambino può quindi percepire la voce materna e i suoni dell’ambiente. Alcuni studi dimostrano che grazie a questi stimoli il feto, già prima della nascita, ha la capacità di distinguere le voci familiari e possiede memoria uditiva di linguaggio (dei suoni linguistici) e di suoni musicali.

 

Questo significa che lo sviluppo del linguaggio inizia già nel grembo materno. Infatti per poter pronunciare un suono è necessario prima riconoscerlo.

 

Secondo altri studi entro poche ore e giorni dopo la nascita, i neonati preferiscono ascoltare le registrazioni della voce materna, i suoni della sua lingua (ad esempio l’italiano), la musica familiare e storie familiari.

 

Per il feto la voce materna è uno stimolo uditivo predominante e saliente durante la gravidanza. Infatti al bambino il suono la voce materna non arriva dall'esterno ma dall'interno, risultando quindi più forte rispetto agli altri stimoli uditivi. Questo è un fatto importante perché si ritiene che l’esposizione prenatale alla voce materna influisca sullo sviluppo successivo del linguaggio e abbia conseguenze sull’attaccamento alla madre.

 

CONSIGLI:

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I genitori possono parlare al proprio bimbo già durante la gravidanza, leggere storie, cantare e ascoltare musica. In questo modo aiuteranno il bambino a riconoscere e successivamente ad imparare i suoni del linguaggio e aumenteranno l'attaccamento del piccolo con i genitori.

Lo sviluppo del linguaggio inizia nella pancia della mamma

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